Chi frequenta la montagna come escursionista o come scalatore viene comunemente considerato uno sportivo.
Colui che pratica escursionismo o alpinismo con regolarità può quindi essere considerato un atleta a tutti gli effetti, qualunque età egli abbia (oggi, infatti, si praticano attività sportive a livello agonistico anche in età avanzata).
Se tale concetto è solitamente accettato per uno scalatore, lo è meno per chi si limita a “camminare”: bisogna tuttavia considerare che l’escursionista cammina per ore, sottoponendo il proprio organismo ad un impegno prolungato che è molto simile a quello del maratoneta. In campo sportivo si ritiene “allenante” un’attività effettuata 3 volte la settimana (a giorni alternati): mezz’ora 3 volte la settimana per chi corre, 1 ora 3 volte la settimana per il ciclista o il nuotatore. Quindi chi, per esigenze di lavoro o di studio, frequenta la montagna solo la domenica, deve integrare con almeno 2 sedute settimanali dedicate ad altre attività sportive (corsa, bicicletta, nuoto o cyclette). Solo così avrà la garanzia che il lavoro effettuato produrrà sul suo fisico (apparato cardio-vascolare, apparato respiratorio, muscoli e sistema metabolico) le modificazioni necessarie a renderlo allenato.
Ogni atleta deve ricercare l’allenamento più appropriato per migliorare le proprie prestazioni; ma deve anche attenersi ad un’alimentazione che garantisca al suo organismo un rendimento ottimale. Quest’ultima è un’indicazione valida non solo per gli atleti, gli sportivi, gli escursionisti, gli scalatori, ma anche per chi ha un’attività sedentaria e prevalentemente intellettuale. Naturalmente sarà più scrupoloso il regime alimentare di chi mira a prestazioni di alto livello, sia sportivo (una gara) che intellettuale (un esame scolastico). Ma l’alimentazione di “tutti” deve essere equilibrata, completa e ben distribuita.
Esaminiamo gli errori che vengono commessi più comunemente nell’alimentazione quotidiana, in eccesso o in difetto
- Troppe calorie. Mangiamo troppo come quantità totale di cibi e introduciamo cibi troppo raffinati (cioè senza scorie e perciò totalmente assimilabili) o ipercalorici.
- Pochi pasti. Un lungo intervallo tra un pasto e l’altro aumenta la sensazione di fame, con conseguente introduzione di una quantità giornaliera di cibo più elevata. Tre o, ancor peggio, due pasti al giorno ci costringono a consumare contemporaneamente cibi poco compatibili tra loro. Vengono spesso associate proteine di tipo diverso (come formaggio e prosciutto nello stesso panino) con riduzione della digeribilità e aumento dell’assorbimento;. Anche carboidrati e proteine insieme costituiscono uno svantaggio dal punto di vista digestivo e dell’assimilazione degli alimenti; i sali minerali,le vitamine e gli anti-ossidanti della frutta vengono assimilati di meno se assunti alla fine di un pasto completo.
- Troppi grassi. I lipidi devono fornire il 20-25% del fabbisogno calorico totale; andrebbero però privilegiati i grassi di origine vegetale, sprovvisti di colesterolo e ricchi di acidi grassi poli-insaturi. Purtroppo il lavoro, la fretta e necessità varie ci costringono spesso a mangiare cibi preconfezionati, ricchi di grassi soprattutto di origine animale, più dannosi per la nostra salute.
- Poche proteine nobili. Sono quelle contenute nelle carni bianche (specie di tacchino), nelle uova, nel latte; ci devono rifornire soprattutto di aminoacidi a catena ramificata, essenziali per determinare la contrazione muscolare e per ridurre la sensazione di fatica dopo uno sforzo. L’apporto pro- teico deve coprire il 15% circa dell’apporto calorico totale.
- Troppi dolci. La maggior parte di essi sono un concentrato di calorie, contenendo creme, panna,cioccolato, burro, frutta secca, ecc.; sono quasi sempre ricchi di acidi grassi saturi (i più dannosi); contengono quantità eccessive di carboidrati semplici. I carboidrati (o zuccheri) costituiscono la maggior parte del carburante che serve ai nostri muscoli per produrre energia e devono rappresentare il 55-65% dell’apporto calorico totale. Se ne distinguono 2 tipi:
a) carboidrati semplici, composti da 1 o 2 molecole di glucosio: forniscono energia subito disponibile ma di breve durata; inoltre consumano rapidamente l’insulina che abbiamo in circolo (l’insulina è un ormone indispensabile per la produzione di energia); fa eccezione il fruttosio, che fornisce energia altrettanto rapidamente, ma consuma poca insulina;
b) carboidrati complessi, costituiti da più di 2 molecole di glucosio: producono un’energia molto più duratura nel tempo e consumano lentamente l’insulina; ne sono ricchi soprattutto pasta, riso, pane, patate. - Poche fibre. Già e stato detto come l’abitudine a consumare cibi molto raffinati consenta di assimilare tutti i principi calorici che introduciamo. L’intestino, per il suo corretto funzionamento, ha bisogno delle scorie contenute nei cibi integrali, nelle verdure e nella buccia della frutta: purtroppo quest’ultima oggi non è quasi mai cedibile a causa dei trattamenti chimici che subisce. Fortunatamente sono ormai diffusi negozi che vendono frutta e verdura provenienti da colture biologiche, e anche i supermercati iniziano a proporci tali prodotti.
- Troppo sale da cucina. Il sodio in esso contenuto provoca aumento della pressione arteriosa e produce un sovraccarico di lavoro per apparato circolatorio e reni. E’ quindi necessario ridurne il consumo.
- Quantità insufficienti di sali minerali, vitamine e sostanze anti-ossidanti. Pochi di noi assumono quantità sufficienti di frutta e verdura. Siamo inoltre abituati a mangiare la frutta alla fine del pasto, quando è più difficile assimilare i principi nutrienti in essa contenuti. Secondo recenti studi è stato poi accertato che negli ultimi anni il contenuto di vitamine e di sali minerali della frutta e della verdura si è drasticamente ridotto. La causa più probabile di tale fenomeno è il crescente uso in agricoltura di fito-ormoni per accelerare la crescita dei prodotti, con conseguente aumento del contenuto percentuale d’acqua a scapito di costituenti più nobili. Frutta e verdura sono molto importanti anche perché alcuni loro componenti possiedono proprietà anti-ossidanti, contrastano cioè gli effetti dannosi dei radicali liberi; questi ultimi sono prodotti che si formano in alcuni processi metabolici del nostro organismo e sono ritenuti responsabili dell’invecchiamento dei tessuti e di alcune gravi malattie.
Gli anti-ossidanti più importanti sono: la vitamina E (ce la forniscono gli oli vegetali; il germe di grano; i legumi; noci, arachidi e affini; more e lamponi; broccoli, pomodori e porri; spinaci e lattuga); la vitamina C (ne sono ricchi kiwi e agrumi; more, mirtilli e lamponi; spinaci e verdure a foglia verde; peperoni e pomodori; asparagi); la vitamina A e i carotenoidi (presenti nella frutta di color giallo e in tutte le verdure e gli ortaggi); il coenzima Q (mi risulta presente solo come prodotto farmacologico di sintesi); i flavonoidi (li ritroviamo in tutta la frutta di color giallo e rosso, nell’uva, nel vino, specialmente il rosso). - Troppo alcool. E’ vero che 1 grammo di alcool produce 7 calorie, ma queste non sono utilizzabili metabolicamente: determinano infatti vasodilatazione periferica con dispersione di energia sotto forma di calore e non di lavoro. Bisogna ricordare che l’eccesso di alcool è più diffuso di quanto non sembri, dato che la dose giornaliera di vino non dovrebbe superare il mezzo litro, purché assunto durante il pasto: sono esclusi dal conto, naturalmente, aperitivi, amari, digestivi, grappe, ecc..
- Poca acqua. L’acqua è l’elemento più rappresentato nel nostro corpo: costituisce il 90% del peso corporeo nel neonato, il 70-75% nel bambino, il 60% nell’adulto, oltre il 50% nell’anziano. Al nostro corpo necessita almeno 1 ml. d’acqua per ogni caloria introdotta: ciò significa che chi introduce 2000 calorie al giorno dovrebbe bere almeno 2 litri d’acqua. Perdite supplementari dovute a sudorazione, attività fisica o altro necessitano di un ulteriore incremento di apporto liquido. Cibi ricchi d’acqua come frutta e verdure possono costituire un valido sostituto dell’acqua nelle persone che hanno difficoltà a introdurre molti liquidi.